Santo protettore 50x40 - olio su canvasboard, 2004-05
Per come essa è concretizzata, l’opera ci permette di addentrarci nel metodo e nel significato della creazione artistica in Morago. Queste le sue parole: “La creazione è un processo misterioso, direi quasi sensitivo nel mio caso: ci sono cose che capto, immagazzino e poi ritiro fuori nei momenti più impensati.” Dunque, per Morago, il suo metodo prevede un atteggiamento di ascolto, una sorta di dispositio animi, verso il mondo, del quale recepire il significato primo dentro i fenomeni esperiti. Attraverso i propri sensi, pertanto, ripercorrere il senso. Da qui il discorso si muta in questione tecnico-linguistica. Il pittore, infatti, elabora l’opera dopo averla sottoposta a più interventi, in ognuno dei quali ad esempio un tocco, un’incollatura, un lieve e destabilizzante spostamento, un graffio allusivo perfezionano il risultato. L’opera, allora, ci perviene assoluta anche nel valore basico del segno, quale forma architettonica di unità autodeterminata. Il segno vale anche di per sé e non solo per quello che significa. E, ad agire in questa direzione, concorre la solida competenza del maestro nell’ambito della grafica, della scenografia e della consulenza in “Architecture for Art”. “Santo protettore”, pur avvisando profili antropomorfi, si contraddistingue per un’effigie numerica e si carica, in questo modo, di valori simbologici, mistici e di funzioni protettive, in una moderna reinterpretazione del santino agiografico.
Mauro Fantinato