La sera in mare aperto 50x70 - olio su tela, 2002
Sia esso di spiritualità o effettivamente di acqua salata il mare aperto nella sera viene inghiottito da una bruma bianca. Un “deserto germinato” –come spiega il Maestro- “con un fragore silenzioso che investe sempre l’occhio, quello interno, però”. Stratificazioni e trasparenze ci introducono in uno spazio temporale altro da quello contingente, nel quale le forme affiorano quasi germogliando per slancio vitale interiore. E sono le tracce di un viaggio della coscienza nei lidi del mistero da cui essa riemerge con verità epifanica. Assistiamo, insomma, ad una poetica della “rêverie”, laddove il “cogito” affronta il bianco della sua negazione nel sogno notturno e cioè quando, condotto in una dimensione senza storia, produce sembianze diverse delle esperienze, prima vissute reali e poi interiorizzate dal velato subconscio. I rossi e i neri e le loro digradazioni di grigio o di aranciato insorgono dinamizzati secondo un andamento obliquo, forse a suggerire una marea esistenziale (in basso a sinistra) che fluisce ininterrottamente lungo il molo della ragione, con due pali di attracco per il cuore navigante. In verità, però, l’artista non si preoccupa di seguire un programma mimetico. Si lascia, piuttosto, trasportare dal moto ondoso dello spirito secondo percorsi cromatici e allegorici di orientamento lirico e meditativo: quasi un orecchio sognante teso all’ascolto del mare dell’anima.
Mauro Fantinato