In cima a un batticuore 150x150 - olio su tela, 2009-10
Del bianco in Morago si è già scritto molto: tra silenzio per l’elevazione all’assoluto e la volontà di nascondimento (Gava) oppure fonte per evanescenze introverse (Cerritelli) oppure cancellazione della presenza che, pertanto, viene riconfermata o, infine, anche il bianco quale atto che smorza i poli del conflitto cromatico (Puppi). È certo, comunque, che il bianco in Morago destabilizza la normale percezione sul colore ed impone al pensiero del riguardante una stasi atemporale nel mentre in cui questa monta nell’uomo per inquietudine o ansia. E si rivela un’inquietudine moderna, l’angoscia dell’esistere, che disorienta il soggetto, privato di reali riferimenti noti. In un pelago di bianco il silenzio del senso si fa assordante. E lo stesso linguaggio adottato ha raggiunto il limite dell’ineffabile, del dire così rarefatto e oscuro che il significato si ferma al significante. “In cima ad un batticuore” s’impernia su pochi elementi centralmente disposti. Relitti di un maremoto cosmico, taluno con proiezione tridimensionale talaltro con voluta piattezza superficiale, essi affiorano nelle fattispecie di una “spina dorsale” di un organismo animato scomparso. Anche l’opera “There’s a girl with a dream” del 2003/2009 risponde a questa logica finale: il silenzio guadagna la stessa dignità del suono, il bianco alla pari degli altri colori getta luce “nei recessi bui o totalmente luminosi del profondo”.
Mauro Fantinato