All leaves have fallen before...(Leonard Cohen) 150x250 - olio su tela, 1993
Del 1993, la presente opera si rivela una pagina basilare nella ricerca di Morago sulla spazialità e sul rapporto (e le conseguenze) che il colore reifica con essa. Un rapporto di concreta sostanza materica, a tal punto rielaborata che della spazialità viene a determinarsi un’incertezza definitoria. Infatti, non sfonda nel prospettico e nemmeno scivola solamente nel bidimensionale. In termini descrittivi, se il grande quadrato nero, dai corti bracci di croce greca, sembra ancorarsi al primo piano, dietro intervengono oscillanti ”altri riquadri meno nitidi, dove il colore, più velato, si impasta in un’indefinita spazialità”(Tavella). Poi, con andamento ascendente obliquo verso l’angolo destro, rettangoli in rosso bianco nero si muovono orizzontalmente sullo sfondo bianco. Un’instabilità continua in ogni direzione, non esclusa interna/esterna al quadro, avvia nel riguardante una riconsiderazione della propria posizione fisica rispetto a coordinate certe e ai relativi sistemi di rappresentazione: la spazialità ora è ulteriore, è essa stessa possibilità di altro, è quello “slittamento verso l’altro” che Sanesi considerava dovuta all’inerzia della materia, contro cui il maestro di Fontanelle oppone la propria volontà artistica. In verità, grazie a Morago, stiamo perlustrando i territori dell’essenza umana, i luoghi dell’accadere contingente e quelli del divenire necessario. E, nel disorientamento di questo cosmo, soppesiamo la sicumera dell’uomo odierno che si reputa superiore ma poi crolla vittima della sua stessa fragilità intrinseca.
Mauro Fantinato