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Storia

Platana Fontanelle

Le origini, Lutrano, Vallonto e Matteo da Fontanelle.

Origini di Fontanelle

Le origini di Fontanelle sono probabilmente paleovenete. Per parlare del nome di Fontanelle cominciamo subito con una citazione che così si esprime: "Fontanelle: il nome deriva dalle frequenti polle d'acqua che trapuntano il suo territorio...". Infatti la fitta rete idrica superficiale è abbondantemente alimentata da polle sorgive. Questo territorio migliaia di anni fa doveva essere un ambiente ampiamente boscoso, ove la quercia aveva il suo incontrastato dominio in un terreno non sempre piano, ma accidentato per le numerose ondulazioni prodotte dal vagare incontrollato delle acque. Testimonianza è la quercia di 18 mt. di altezza, dissepolta nel 1952 in un terreno torboso (Palù di Lutrano) verso Tempio, che esperti giudicarono avere oltre 400 anni di vita e altrettanti di sommersione nel terreno.

Le prime tracce umane che si è riusciti ad individuare nel territorio Fontanellese, consistono in pochi strumenti litici (vale a dire ricavati dalla pietra) che si sono ritrovati molti anni fa in un terreno a nord del Comune ed ora conservate nel Museo di Oderzo e che ci parlano probabilmente di accampamenti di cacciatori provenienti, si pensa, dai vicini stanziamenti neoliti del Montello. Si può affermare che anche in epoca romana il territorio di Fontanelle fu certamente abitato e subì le benefiche provvidenze ed apporti di quella civiltà. Lo attestano gli scarsi, ma significativi ritrovamenti di ceramiche, laterizi e di altro materiale minuto che, senza dubbio, si possono assegnare a quel periodo. Una importante strada romana attraversava tutto il territorio dell'attuale Comune: si tratta della Oderzo - Serravalle, via frequentatissima nei tempi dello splendore romano. 

Durante il Medioevo Fontanelle, situata al centro di una vasta zona dove la popolazione era in sensibile aumento, divenne "pieve" cioè chiesa indi- pendente con clero proprio, che celebrava "in loco" le funzioni liturgiche, amministrava i sacramenti e impartiva al popolo l'istruzione religiosa. Essa appartiene quindi alle poche comunità parrocchiali diocesane che subito dopo l'anno 1000 erano già completamente costituite e intorno alle quali si raggruppavano ville minori e comelli che avevano di solito una cappella propria.
La più vecchia confraternita di Fontanelle si può presumere sia stata la compagnia detta "dei Battuti o dei Flagellati", compagnia formata da nobili e plebei, giovani e vecchi che quasi nudi giravano processionalmente per i centri battendosi aspramente a sangue con flagelli. Era una Confraternita sorta a Perugia verso il 1260 e a Fontanelle non sappiamo precisamente quando, ma certo non molto dopo della fondazione di quella di Oderzo, sorta nel 1313. Già nel 1223 Fontanelle era da tempo assoggettata alla triste e sanguinaria dinastia degli Ezzelini.

A quei tempi nell’attuale territorio comunale erano presenti le Pievi di Fontanelle e di Lutrano, punti di riferimento ecclesiastico, ma anche civile. Il territorio era organizzato in Regole, con a capo un Meriga e vari uomini giurati. La Regola capo Pieve faceva da riferimento anche per le altre e da tramite con i livelli superiori di governo del territorio. La Pieve di Fontanelle aveva un territorio parrocchiale molto vasto, mentre quella di Lutrano era di dimensioni molto più ridotte. Sembra che la sua presenza, nonostante il piccolo territorio, fosse giustificata dall’appartenenza di Oderzo alla diocesi di Belluno, così Lutrano poteva essere un caposaldo della diocesi di Ceneda a cui apparteneva.
Questa la situazione delle due Pievi nel 1314, che A. Marchesan riporta in Treviso Medievale:
Fontanelle – capitis plebis de Fontanellis, de Visnado de Fontanellis, ville de Fontanellis, Burgi de Fontanellis, de super Castellum, regula titolata de Santo Giorgio, regula titolata de Valonto, de Codogneto.
Lutrano – capitis plebis de Lutrano, da Sachono, de Ponte, de Brunia, de Bruniola.
I due territori ebbero una storia diversa tra loro e perciò di seguito verranno trattati in modo distinto.

Fontanelle

L’importanza di Fontanelle era dovuta alla presenza di un castello che sorgeva lungo la via Ongaresca in prossimità del ponte sul Monticano e di un borgo che da questo maniero si dipartiva e si estendeva verso quella che oggi è la frazione di Fontanellette e verso l’acqua del Rai ai confini con Visnà. È opportuno ricordare che la strada Ongaresca a quei tempi era un’arteria importante, una strada statale di oggi. Il castello di Fontanelle è stato per circa un secolo sotto la giurisdizione dei Da Romano, i famosi Ezzelini la cui dinastia è finita con la morte di Ezzelino III nel 1259 a Soncino e quella del fratello Alberico, trucidato con tutta la sua famiglia nel castello di S. Zenone nel 1260. Dopo la fine degli Ezzelini, alcuni autori riferiscono che la giurisdizione del castello passò alla famiglia Porcia, ma le pergamene che riguardano Fontanelle, tuttora esistenti presso l’archivio storico del Comune di Conegliano, raccontano di una giurisdizione dei Trevisani. Queste pergamene coprono il periodo che va dal 1271 al 1313 e, oltre a confermare la presenza del borgo e del castello, riferiscono delle controversie, delle questioni del tempo e delle persone del luogo che partecipavano alle assemblee. Nel 1339, con l’avvento della Serenissima in terraferma, il territorio della parrocchia di Fontanelle, escluse le Regole di Vallonto e di Levade, farà parte della Podesteria di Oderzo.

Lutrano

All’epoca il territorio della parrocchia di Lutrano era una pertinenza del castello di Portobuffolè, sottoposto alla giurisdizione dei Vescovi di Ceneda. L’importanza del castello di Portobuffolè era dovuta alla presenza del porto fluviale sulla Livenza, in parte affittato ai Veneziani fin dai primi anni del Mille per i loro commerci. Tutta la zona fu soggetta nel tempo alla presenza sempre più forte della famiglia dei Da Camino, i famosi Da Montanara che cambiarono nome quando costruirono un importante castello nella vicina Camino. Nel tempo i rapporti tra i Vescovi di Ceneda e i Da Camino ebbero alti e bassi e in qualche caso ci furono anche delle scaramucce, finché nel 1307 avvenne un importante scambio tra i Vescovo di Ceneda Arpo e Tolberto Da Camino. Tolberto Da Camino cedette al Vescovo di Ceneda il castello di Tarzo (Castelnuovo) con la relativa contea, in cambio del castello di Portobuffolè e delle relative pertinenze, tra cui appunto il territorio della parrocchia di Lutrano con le sue Regole, citate nell’importante documento di scambio. Successivamente il territorio della parrocchia di Lutrano, con l’esclusione della Regola di Bornia, farà parte della Podesteria Veneziana di Portobuffolè.

Matteo da Fontanelle

È un nome di spicco fra gli artisti del 1550. Mastro Matteo da Fontanelle, lapicida "Comacino", un artista originario del comasco, era venuto a Fontanelle raggiungendo una discreta fortuna. Nello spazio di circa 10 anni Matteo riuscì ad acquistare l'intera proprietà della famiglia Truccolo, i cui componenti egli tenne poi come coloni. Nel suo testamento, stilato il 18 marzo 1537, egli lasciò le sue terre agli stessi contadini dai quali le aveva comprate, in cambio di un certo numero di funzioni religiose da celebrarsi a suo suffragio. A Fontanelle eseguì il Battistero nella Chiesa di San Pietro. Il battistero di Maron, posto in una cappelletta a sinistra nella chiesa parrocchiale, è in pietra chiara ed ha il fusto e la vasca ottagonali. Quest'opera è forse l'ultima dello scultore essendo stata eseguita nel 1537. Un'altra particolarità dei suoi lavori sta nella sfaccettatura delle coppe dei battisteri e dei loro sostegni abbandonando i soliti tre putti che sorreggono le vasche, forse perché onestamente egli non si considerava capace di tentare la riproduzione della figura umana.

Vallonto

Vallonto

Il territorio di Vallonto, compreso nel Comune di Fontanelle, è delimitato da diversi corsi d’acqua: a nord il canale Resteggia, ad est il Vallontello, a sud il Rasego e ad ovest l’Albina. 

Il nome Vallonto risale agli anni Trenta del secolo scorso, mentre in passato era usato quello di Vallont o Valont. Il toponimo ha il significato di vallone, dove alla forma dialettale di vallon è stata aggiunta una t come nei dialetti alto veneti. Il vallone, dapprima appena accennato e poi più largo e profondo, attraversa il territorio da nord ovest a sud est; nel suo fondo, composto da terreni scuri e paludosi mischiati alle ghiaie, scorrono dei ruscelli denominati Vallontelli. 

Il primo riferimento storico di Valont è riportato in un documento del 1124, dove si cita la chiesa di S. Salvatore di Valont, quale dipendenza dell’abbazia di Lovadina. Tale dipendenza è confermata anche da una lapide che si trovava sul frontone dell’oratorio demolito nel 1938 per far posto alla chiesa attuale, dove è riportato: Templum santi Simeonis de Valont juraque Abbatie Sancte Marie de Lovadina. Nel secolo XV S. Salvatore era stato sostituito da S. Simone.

Valont fin dall’antichità aveva una sua individualità amministrativa, in quanto nel 1314 era regula titolata. Questo voleva dire che la villa di Valont aveva un piccolo consiglio formato dagli uomini giurati con a capo il meriga; ciò risulta anche dagli estimi del 1542 della Podesteria di Portobuffolè alla quale Valont apparteneva, dove sono riportati i nomi degli uomini giurati e del meriga. L’attuale territorio di Vallonto, nel Cinquecento, comprendeva anche gran parte della villa di Levade, oggi ricordata solo da una via, ma che allora aveva anche un oratorio intitolato a S. Andrea.

Nei secoli scorsi la vita sociale di Vallonto è stata influenzata dalla presenza di grandi proprietà terriere delle famiglie nobili o di ordini religiosi, tra i quali nel Cinquecento i Casoni di Seravalle, gli Allegri di Portobuffolè, il Priorato di S. Zuan del Tempio e, in seguito, i Minucci di Serravalle, i Mazi e i Tiepolo di Venezia. A questi nell’Ottocento sono subentrati i nuovi borghesi come i De Carlo e gli Zanellato e solo nella seconda metà del Novecento, grazie alle mutate condizioni del paese e all’industrializzazione della zona, i vallontesi sono riusciti a riscattarsi da secoli di sudditanza e di povertà.

Dalle Regole del periodo Veneziano al Comune

Nel periodo veneziano (1339 – 1797) e nel periodo della prima dominazione austriaca (1798 – 1805), il territorio dell’attuale Comune di Fontanelle era suddiviso in undici Regole appartenenti alle Podesterie di Oderzo e Portobuffolè.
In particolare: le Regole di Albina, Fontanelle, Soler (parrocchia di Fontanelle) e Bornia (parrocchia di Lutrano) appartenevano alla Podesteria di Oderzo; le Regole di Lutrano, Borniola, Ponte, Saccon, Saccon de molin (parrocchia di Lutrano), Vallonto e Levade (parrocchia di Fontanelle) appartenevano alla podesteria di Portobuffolè.

Dopo un lungo periodo di stabilità amministrativa veneziana, nelle nostre contrade, come in tutta Europa, si abbatté il ciclone napoleonico e, come in un vortice, le istituzioni rimaste immutate per secoli cominciarono a disgregarsi e a ricomporsi con una velocità impensabile fino ad allora; solo con la fine di Napoleone tutto tornò ad acquietarsi.  Il ciclone Napoleone, come tutti i cicloni, lasciò dietro di sé molte distruzioni, ma anche aria nuova che sostituì quella stagnante del periodo precedente.
In particolare:
Nel periodo 1806 - 1810 tutto il territorio della parrocchia di Fontanelle diventò Comune di Fontanelle Levada, mentre quello della parrocchia di Lutrano fece parte del nuovo Comune di Camino.
Nel 1810 – 1815 il territorio della parrocchia di Fontanelle fu compreso nel Comune di Portobuffolè, mentre quello della parrocchia di Lutrano fece parte del Comune di Oderzo.
Nel 1816 – 1818 sia Fontanelle sia Lutrano appartennero al Comune di Portobuffolè.
Infine il 1° gennaio 1819 nacque il Comune di Fontanelle nelle dimensioni odierne. Eravamo nella seconda dominazione austriaca, che durerà fino al 1866, quando il Veneto fu riunito all’Italia.

* (sintesi tratta da Fontanelle dalle antiche Regole al Comune)

Ultima modifica: giovedì, 22 giugno 2023

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